Storie. Douglas Adams (1952-2001)

Talvolta però è proprio la visione di un film a veicolare
una lettura successiva con conseguente scoperta dell’autore. Nel mio caso è
l’incontro con gli scritti di Douglas Adams (1952-2001).
Il film Guida Galattica per Autostoppisti esce nel 2005.
Poco o per niente pubblicizzato in Italia, finisce quasi per entrare in quel
limbo di film d’essai passati alla seconda visione senza che se ne abbia
memoria della prima. Un peccato davvero. Giocoforza dunque vederlo solo anni più
tardi, nel 2011, e solo grazie ad un caro amico che me lo fece conoscere. Ma
che gran bel film davvero.
Da lì nacque il desiderio di conoscere un po’ di più. E
dunque leggere qualcosa di Douglas Adams. Fortuna vuole che in Italia siano
stati tradotti i suoi testi principali ossia: l’esalogia di Guida Galattica per
Autostoppisti, compreso il libro scritto da Eoin Colfer; la bilogia di Dirk
Gently; la raccolta Il salmone del Dubbio; le tre sceneggiature per Dottor Who.
Con Adams in Guida Galattica per Autostoppisti si legge di
fantascienza. Ironica quanto si vuole, ma pur sempre fantascienza. Lontano
dalla visione psicostorica del Ciclo delle Fondazioni di Asimov, Adams
interpreta talvolta l’universo come una visione moltiplicata all’infinito delle
problematiche quotidiane della società. Provare per credere tramite una veloce
ricerca su un libro anzi un dispositivo chiamato appunto "Guida Galattica per
Autostoppisti". Un inaspettata, ma mica tanto, autostrada galattica che richiede
la demolizione della Terra? Fatto. Un ristorante al termine dell’universo? E
che sarà mai da immaginare. Una nave spaziale che si muove a Propulsione
Bistro-matica, ossia seguendo regole non scritte e non immaginabili del
servizio ad un Bistrò? Semplicissimo. Un messaggio finale di Dio all’umanità?
Andatevelo a leggere. La Terra? Due parole, “praticamente innocua”.
L’esalogia di Guida Galattica per Autostoppisti potrebbe
apparire surreale a tratti. I personaggi talvolta divagano amabilmente, senza
però perdere il filo della narrazione, al punto di essere capaci di far
impallare il computer di un astronave spaziale solo per spiegargli come si
realizza un autentica tazza di buon thè. Ma, domanda, non sono talvolta le
nostre stesse giornate a contenere elementi di surrealità nelle file ai
semafori, nelle pause di silenzio, nello sfogliare la posta ricevuta dove
talvolta si trovano notifiche inaspettate, nel rendersi conto che nella spesa
fatta oltre alle cose che si volevano prendere c’è ne sono almeno un’altra
dozzina di inutili?
In tutto questo restano due parole in inglese, cinque nella
traduzione italiana: “Don’t panic”, “Non lasciatevi prendere dal panico”. “È la
prima cosa utile, o almeno intelligibile, che mi sia stata detta da stamattina”
dirà uno dei protagonisti quando lo sentirà dire.
Con i due volumi di Dirk Gently, in Adams sparisce
l’universo galattico e rimane l’universo quotidiano. Rimane l’identica
surrealità delle situazioni di un detective che tuttavia potrebbe dare del filo
da torcere a figure letterarie di investigatori ben più quotati, quando non si
trova alle prese con divani irrealmente incastrati tra le scale o sottili
schermaglie psicologiche per non aprire un frigorifero che richiederebbe un po’
di pulizia.
Il Salmone del Dubbio, raccolta di materiali di Adams
pubblicati postumi, è una sorta di vagabondaggio tra impressioni, storie,
commenti, un romanzo abbozzato, lettere e interviste. E si nota qui più che
altrove una scrittura agile, simpatica, densa ma mai pesante.
I tre volumi che riportano le sceneggiature di Dottor Who
sono una felice integrazione negli scritti di Adams. Piacevoli da leggere,
surreali ma molto intriganti nelle soluzioni della trama.
La lettura di Adams ha riempito piacevolmente molti momenti.
E ancora non resisto talvolta a riprendere i libri e a cercare questo o quel
passaggio per la spiritosità che contiene. Probabilmente tornerò a leggerli
daccapo. In libreria non resisto invece a chiedermi perché la Mondadori abbia
dovuto offrire la raccolta completa di Guida Galattica per Autostoppisti con quella
soluzione a forma di libro da enciclopedia che, d’accordo, fa una bella figura ma
chiude la lettura solo ad alcuni ambiti circoscritti. E per autostoppisti
galattici risulta ben poco pratica. A meno di non volersi stendere per terra,
sacchetto di carta in testa, in attesa della fine del mondo.
Emanuele Cattarossi
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