Letture - I mastini della guerra - Frederick Forsyth
Capita talvolta che sfogliando il giornale nelle pagine
interne si scoprano notizie particolari che riportano alla mente letture fatte e
pagine ingiallite di storia. È il caso dell’annuncio della morte di Mike Hoare
(1919-2020). Difficile che alla maggior parte delle persone questo nome
possa dire qualcosa, come difficilmente potrebbero dirlo i nomi di Jacques
Schramme (1929-1988) o Bob Denard (1939-2007). Eppure questi nomi, insieme a
quelli di altri, si collegano ad uno dei più antichi mestieri del mondo: i
soldati di ventura o più semplicemente mercenari. Il particolare contesto storico
degli uomini sopracitati? L’Africa degli anni della decolonizzazione.
Nel secondo dopoguerra, con una decisa accelerazione dal 1960, un gran numero di paesi africani in
precedenza colonie di paesi europei raggiunsero l’indipendenza. L’indipendenza
costituì in alcuni casi motivo di forte crisi politica che sfociava spesso in
rivolte armate o vere e proprie guerre civili. In molti paesi, la costituzione
di forze armate nazionali passava anche attraverso il reclutamento di ex
militari europei, spesso francofoni o inglesi. Questi reparti, utilissimi in
tempo di guerra, diventavano in tempo di pace fonte d’imbarazzo per i governi
da cui erano impiegati e potenziali minacce alla sicurezza del paese. La
rivolta dei mercenari in Congo tra il 1966 e il 1967 culminata nell’assedio di
Bukavu e il colpo di stato delle Isole Comore nel 1978 costituiscono due tra i
più clamorosi esempi di quello che questi mercenari erano capaci di portare
avanti.
In merito a questo poco conosciuto capitolo di storia, I
mastini della Guerra di Frederick Forsyth rappresenta il romanzo per
eccellenza. Forsyth lo scrisse nel 1974 traendo ispirazione principalmente dai
suoi reportage durante la guerra del Biafra, svoltasi tra il 1967 e il 1970, ma anche approfondendo aspetti dei
vari utilizzi dei mercenari in Africa.
La storia ruota essenzialmente intorno ad un colpo di stato
in un piccolo paese africano ridenominato fantasiosamente “Zangaro”. Il colpo di stato, le
implicazioni politiche, le aspettative finanziarie, le convinzioni dei
mercenari impiegati fanno procedere la storia progressivamente mostrando le
varie fasi della realizzazione del progetto che però a lungo andare fa emergere
dinamiche inaspettate. Forsyth in questo risulta costantemente un maestro di
narrazione dosando i giusti tempi di azione e preparazione, conducendo man mano
il lettor
e e spiegando opportunamente i contesti sociali e le dinamiche
storiche. In parole semplici, si legge molto bene.
Ma è del tutto veritiero? Se ne può parlare. Di certo la
frase “Non è stato per il denaro, in realtà. Non è mai stato per il denaro” che
uno dei personaggi principali pronuncia verso la fine del libro indica per il
gruppo di mercenari motivazioni che vanno oltre il compenso in denaro.
“In coda all’aereo, i cinque mercenari ammiccarono
abbagliati dalla luce e sbirciarono i loro compagni di viaggio. Avevano già
assistito, molte volte, a spettacoli del genere negli ultimi mesi. Ognuno di
loro provava un certo disgusto, ma nessuno lo dimostrava. Si finisce con
l’abituarsi a tutto. Nel Congo, nello Yemen, nel Katanga, nel Sudan. Sempre la
stessa storia, sempre i bambini. E, invariabilmente, niente che si potesse fare
al riguardo. Così essi ragionarono, e tirarono fuori le sigarette”.
In questo
passaggio vi si trovano pensieri che probabilmente sono più propri di Forsyth
come corrispondente di guerra. E, al tempo stesso, una riflessione sull’ineluttabilità del
mestiere delle armi destinato a portare più dolore e morte che altro. Il testo
de I mastini della Guerra e la sua omonima trasposizione cinematografica
del 1980 ragionano a partire da questa ineluttabilità, facendo talvolta
affiorare la domanda se sia possibile cambiare qualcosa oppure sia “sempre
troppo tardi per vincere”. Per certo, un romanzo particolarmente interessante
su eventi così vicini temporalmente ma appena visibili in laconiche annotazioni
di testo o in passeggere pagine di giornale.
Emanuele Cattarossi
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