Letture - I mastini della guerra - Frederick Forsyth


Frederick Forsyth, I Mastini della Guerra, Mondadori (Oscar Bestseller, 57), Milano 2003, 432 pp.

Capita talvolta che sfogliando il giornale nelle pagine interne si scoprano notizie particolari che riportano alla mente letture fatte e pagine ingiallite di storia. È il caso dell’annuncio della morte di Mike Hoare (1919-2020). Difficile che alla maggior parte delle persone questo nome possa dire qualcosa, come difficilmente potrebbero dirlo i nomi di Jacques Schramme (1929-1988) o Bob Denard (1939-2007). Eppure questi nomi, insieme a quelli di altri, si collegano ad uno dei più antichi mestieri del mondo: i soldati di ventura o più semplicemente mercenari. Il particolare contesto storico degli uomini sopracitati? L’Africa degli anni della decolonizzazione.
Nel secondo dopoguerra, con una decisa accelerazione dal 1960, un gran numero di paesi africani in precedenza colonie di paesi europei raggiunsero l’indipendenza. L’indipendenza costituì in alcuni casi motivo di forte crisi politica che sfociava spesso in rivolte armate o vere e proprie guerre civili. In molti paesi, la costituzione di forze armate nazionali passava anche attraverso il reclutamento di ex militari europei, spesso francofoni o inglesi. Questi reparti, utilissimi in tempo di guerra, diventavano in tempo di pace fonte d’imbarazzo per i governi da cui erano impiegati e potenziali minacce alla sicurezza del paese. La rivolta dei mercenari in Congo tra il 1966 e il 1967 culminata nell’assedio di Bukavu e il colpo di stato delle Isole Comore nel 1978 costituiscono due tra i più clamorosi esempi di quello che questi mercenari erano capaci di portare avanti.
In merito a questo poco conosciuto capitolo di storia, I mastini della Guerra di Frederick Forsyth rappresenta il romanzo per eccellenza. Forsyth lo scrisse nel 1974 traendo ispirazione principalmente dai suoi reportage durante la guerra del Biafra, svoltasi tra il 1967 e il 1970, ma anche approfondendo aspetti dei vari utilizzi dei mercenari in Africa.
La storia ruota essenzialmente intorno ad un colpo di stato in un piccolo paese africano ridenominato fantasiosamente “Zangaro”. Il colpo di stato, le implicazioni politiche, le aspettative finanziarie, le convinzioni dei mercenari impiegati fanno procedere la storia progressivamente mostrando le varie fasi della realizzazione del progetto che però a lungo andare fa emergere dinamiche inaspettate. Forsyth in questo risulta costantemente un maestro di narrazione dosando i giusti tempi di azione e preparazione, conducendo man mano il lettor
e e spiegando opportunamente i contesti sociali e le dinamiche storiche. In parole semplici, si legge molto bene.
Ma è del tutto veritiero? Se ne può parlare. Di certo la frase “Non è stato per il denaro, in realtà. Non è mai stato per il denaro” che uno dei personaggi principali pronuncia verso la fine del libro indica per il gruppo di mercenari motivazioni che vanno oltre il compenso in denaro.

“In coda all’aereo, i cinque mercenari ammiccarono abbagliati dalla luce e sbirciarono i loro compagni di viaggio. Avevano già assistito, molte volte, a spettacoli del genere negli ultimi mesi. Ognuno di loro provava un certo disgusto, ma nessuno lo dimostrava. Si finisce con l’abituarsi a tutto. Nel Congo, nello Yemen, nel Katanga, nel Sudan. Sempre la stessa storia, sempre i bambini. E, invariabilmente, niente che si potesse fare al riguardo. Così essi ragionarono, e tirarono fuori le sigarette”. 

In questo passaggio vi si trovano pensieri che probabilmente sono più propri di Forsyth come corrispondente di guerra. E, al tempo stesso, una riflessione sull’ineluttabilità del mestiere delle armi destinato a portare più dolore e morte che altro. Il testo de I mastini della Guerra e la sua omonima trasposizione cinematografica del 1980 ragionano a partire da questa ineluttabilità, facendo talvolta affiorare la domanda se sia possibile cambiare qualcosa oppure sia “sempre troppo tardi per vincere”. Per certo, un romanzo particolarmente interessante su eventi così vicini temporalmente ma appena visibili in laconiche annotazioni di testo o in passeggere pagine di giornale.

Emanuele Cattarossi


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