Letture - La Guerra d’Indipendenza americana. Una breve storia - Stephen Conway
Stephen Conway, La Guerra d’Indipendenza americana. Una
breve storia, 21 Editore (Collana Controstoria), Palermo 2018, 256 pp.

Occorre notare anzitutto che la Rivoluzione americana ha
costituito davvero una miccia per l'esplosione di altre “rivoluzioni” successive, quella
Francese (1789-1799) in primis senza dimenticare le meno conosciute
verificatesi in Irlanda (1775-1798) o ad Haiti (1791-1804). Per non sottacere
gli eventi degli anni successivi alla Restaurazione in Europa, con gli eventi in
Grecia (1821), in Belgio (1830) fino alle rivoluzioni del 1848
Tuttavia occorre riconsiderare la Rivoluzione americana
anche come Guerra d’Indipendenza inquadrandola nel contesto degli eventi
seguenti la Guerra dei Sette Anni (1756-1763) e notare come una situazione
riconducibile ad un moto rivoltoso delle colonie americane rispetto al governo
inglese si sia andato poi trasformando in un vero e proprio conflitto mondiale.
L’autore mostra efficacemente nel primo capitolo, come i fedeli
sudditi di sua Maestà delle colonie del New England abbiano percorso un lungo cammino
fino agli eventi di Lexington e di Concord (18-19 aprile 1775), riconosciuti
come l’inizio del conflitto. Conway fa notare come le cause del conflitto
vadano rintracciate nella perdita di status privilegiato delle colonie
americane di sudditi della corona inglese nel momento in cui i domini inglesi andarono
espandendosi in Canadà e in India. Questo antefatto unito alla problematica
dell’aumento dell’imposte nelle colonie americane e, contestualmente, alla
mancanza di rappresentanza dei coloni iniziarono a stendere una lunga miccia
che trovò un plateale innesco negli eventi conosciuti come Boston Tea Party (16
dicembre 1773), con la distruzione di un carico di thè della Compagnie delle
Indie.
Il secondo e terzo capitolo narrano più nel dettaglio gli
eventi bellici. Nel secondo capitolo è preso in considerazione il conflitto sul
territorio americano, mentre nel terzo vengono narrati gli eventi riguardanti l’allargamento
del conflitto su scala globale con gli interventi successivi di Francia, Spagna
e Olanda. Eventi questi ultimi talvolta poco conosciuti e sviluppati che però
portano a notare una diversa dinamica di svolgimento degli avvenimenti. Nel
quarto capitolo vengono affrontate le dinamiche del conflitto sui civili
attraverso un ampio spettro che interessa tutti i partecipanti. Si rileva in
particolare da questa sezione la diversificata composizione del tessuto sociale
delle colonie americane oltre al modesto impatto che la Guerra d’Indipendenza
Americana ebbe nel continente europeo.
Al quinto capitolo è affidata la spiegazione delle modalità
con cui si concluse il conflitto. Conway nota come l’esercito inglese fosse
perfettamente in grado di schiacciare la rivoluzione in un confronto diretto
con le forze americane. L’autore però mostra l’ampiezza del quadro bellico, la
difficoltà nel ricevere rinforzi per gli inglesi unita alla particolare riluttanza
di Washington ad impegnarsi in campo aperto pur di salvaguardare le proprie
forze. Questa situazione portò ad un inesorabile logoramento inglese da cui le
forze americane furono in grado di cogliere i brillanti successi di Saratoga (1777)
e Yorktown (1781). Per contro gli Inglesi furono in grado di ribattere efficacemente
contro Francesi e Spagnoli: dai primi venne salvaguardata la Giamaica nella
battaglia navale delle Saintes (12 aprile 1782) e il dominio in India in diversi
scontri tra il 1781-1783; dai secondi la rocca di Gibilterra nel biennio 1781-1782.
Paradossalmente il Trattato di Parigi del 1783 nasce da un’iniziativa
francese, timorosa dell’impatto del conflitto sulle proprie finanze,
dimostrando vera la predizione di Giorgio III, sovrano inglese, che nel 1780
aveva detto “anche questa, come la precedente, si dimostrerà una guerra sul credito”.
Nel capitolo finale vengono quindi tratte le somme del conflitto.
E da subito si potrà notare che se la Gran Bretagna esce “nominalmente”
sconfitta dal conflitto in virtù della perdita delle colonie americane, d’altro
canto vide nuove dinamiche a suo vantaggio instaurarsi nello scacchiere
atlantico oltre a consolidare i suoi domini in Canadà, India e Caraibi. D’altro
canto le colonie, ora Stati Uniti d’Americana, pur indipendenti politicamente restavano
molto lontane da poterlo dire sul piano economico e culturale. Al tempo stesso,
il conflitto aveva portato ben pochi vantaggi per Francia, Spagna e Olanda. In
particolare per i francesi il conflitto americano peggiorò la situazione
finanziaria interna senza portare i benefici commerciali sperati. Per gli spagnoli
a minimi guadagni territoriali, Florida e isola di Minorca, cominciarono a contrapporsi
i germi delle istanze indipendentiste nelle sue colonie d’america che culminando
nei conflitti degli anni 1808-1833 portarono alla sparizione del dominions spagnoli.
Testo agile e di facile comprensione, come già indicato, La
guerra d’Indipendenza Americana. Una breve storia di Stephen Conway offre
un ottimo punto d’accesso alla comprensione degli eventi descritti e a
successivi approfondimenti.
Qualche osservazione sull’edizione curata da 21 Editore: buona impaginazione, rilegatura
sufficientemente morbida per la lettura. Probabilmente, trattandosi di un testo
che narra di un conflitto piuttosto articolato occorreva avere maggiore
attenzione all’aspetto cartografico, ampiamente trascurato. Pure il corredo d’immagini
talvolta mostra alcune imprecisioni: a titolo esemplificativo, a pagina 188 l’immagine
appare troppo sgranata per mettere in condizione il lettore di osservare quanto
suggerito dalla didascalia. Interessante e gradita la scelta di porre una piccola
rassegna dei protagonisti e una cronologia degli eventi all’inizio del testo. Buono l’impianto di note pure se portato a
fine testo, la bibliografia consigliata, praticamente tutta in inglese e da scoprire, e l’indice
dei nomi.
Pertanto, al netto di qualche dettaglio facilmente superabile, una pubblicazione di buona qualità e di sicuro interesse.
Emanuele Cattarossi
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