Letture - Le guerre balcaniche - Egidio Ivetic


Egidio Ivetic, Le guerre balcaniche, Il Mulino (Storica Paperbacks, 140), Bologna 2016, 192 pp.

Uscito nel 2006 per la collana “Universale Paperbacks”, il saggio di Ivetic figura ora all’interno della serie “Arte della Guerra” con la ristampa del 2016.
Il saggio presenta una ricostruzione attenta e precisa degli avvenimenti che portarono a ben due conflitti nell’area balcanica a cavallo del biennio 1912-1913. La didattica lascia solitamente poco spazio all’argomento. Prendendo spunto dall’irreversibile declino dell’Impero Ottomano i manuali di storia scolastica dedicano solitamente una smilza pagina a dare notizia dei due conflitti, indicando le parti in lotta e il rovesciamento di alleanze intercorso tra la prima e la seconda guerra balcanica, magari accennando al fatto che essi crearono un clima di tensione nel quale esplodono i colpi di Gavrilo Princip a Sarajevo contro l’arciduca Ferdinando nell’estate 1914.
Merito di Ivetic è quello di aver proposto un saggio di lettura semplice e puntale. Gli antefatti e i partecipanti al conflitto vengono descritti con precisione, offrendo come punto di partenza remoto dei due conflitti la conferenza di Berlino del 1878. È proprio a partire da questo evento capace di ridisegnare profondamente l’assetto balcanico inserendo in un contesto a lungo semplificato tra impero asburgico e impero ottomano, con l’impero zarista alla finestra, una serie di nuovi soggetti nazionali quali Romania, Bulgaria, Serbia e Montenegro che vanno dipanandosi una serie di particolari situazioni destinate a sfociare in conflitto aperto.
Un aspetto che Ivetic fa emergere con attenzione sono le conseguenze drammatiche che questo conflitto provoca per la popolazione musulmana residente nella Turchia europea. Gli assedi di Scutari e Gianina nel primo conflitto balcanico, unitamente alle stragi perpetuate in Macedonia e Tracia illuminano tristemente su quelle che saranno delle continue ritornanti del Novecento. Pulizia etnica che spazzerà via una cultura con quasi cinquecento anni di storia.
Le guerre balcaniche si distinguono poi un altro paio di aspetti. Il primo è la rivendicazione della guerra come opportunità per raggiungere i confini di grandi stati: che si parli di Grande Serbia o Grande Bulgaria o Megale Hellas si nota nelle potenze principali della prima Lega Balcanica certamente un senso antiottomano ma anche un forte senso di espansione nazionale. La lunga e non chiarita da principio spartizione della Macedonia porterà inevitabilmente al secondo conflitto.
Il secondo aspetto è dato dalla modernità di due conflitti che sostanzialmente rappresentano una parzialmente falsa anteprima del primo conflitto mondiale. Spieghiamo il perché. I due conflitti balcanici per la mobilitazione di eserciti nazionali su grande scala, per la cura e la modernità degli armamenti e per l’esecuzione dei piani di guerra poco hanno da spartire con i rari conflitti ottocenteschi e ancor meno con quelli di età napoleonica. Di contro, la rapidità delle manovre offerte dagli eserciti della Lega Balcanica, in particolare quella dell’esercito bulgaro contro i Turchi, poco si ritroverà nell’estenuante confronto di trincee sul fronte occidentale mentre apparirà a sprazzi nelle operazioni sul fronte orientale e balcanico.
Merito di questo saggio è di mostrare come i due conflitti balcanici rappresentano una prima esplosione di un territorio che ancora vive di tensioni appena sopite. Un delicato incrocio di rivendicazioni a cui la politica e i negoziati stentano ancora a dare risposta.

Emanuele Cattarossi

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