Letture - Stalingrado - Friedrich Paulus



Paulus Friedrich, Stalingrado. La Battaglia che cambiò i destini del mondo (a cura di Walter Gorlitz), (PGreco, 2018), 21 cm, 290 pp.

Edito in Italia da Garzanti nel 1961 e poi comparso disponibile anche in versione tascabile dal 1971, le memorie del Feldmaresciallo Friedrich Paulus (1890-1957) curate da Walter Gorlitz tornano nuovamente a disposizione degli studiosi aggiungendo un prezioso tassello tra le diverse ristampe riguardanti la Seconda Guerra Mondiale attraverso questa edizione della
Membro dell’Oberkommando des Heeres (OKH) o Comando supremo dell’Esercito come intendente militare e poi dal dicembre 1941, comandante della Sesta Armata Tedesca fino alla resa nel gennaio 1943 al termine della battaglia di Stalingrado, Friedrich Paulus costituisce una delle figure chiave del secondo conflitto mondiale.
Il testo rappresenta un lavoro incompiuto di Paulus, una sorta di memorandum a difesa del suo operato viste le diverse critiche mossegli per le sue decisioni nel corso della battaglia di Stalingrado. Morto Paulus prima di poterlo completare, il memorandum venne lasciato dal figlio Ernst alla cura di Walter Gorlitz da cui deriva il testo attuale.
Gorlitz divide il testo in due parti distinte. Nella prima, opera di Gorlitz stesso, vi è una sorta di profilo biografico di Paulus, nel corso del quale il curatore attingendo alla documentazione ricevuta tende a riabilitare in qualche misura la figura dello sfortunato comandante della Sesta Armata tedesca. Nelle pagine del testo Gorlitz raffigura Paulus come ufficiale attento e preciso, forse troppo dedito a valutare a lungo le decisioni. Viene sottolineato in particolare come a Paulus nel suo servizio venne a mancare una delle doti che Napoleone era solito chiedere ai suoi generali: la fortuna. Infatti le fasi salienti della battaglia di Stalingrado, l’accerchiamento della Sesta Armata tedesca nel novembre 1942, la mancata disobbedienza agli ordini di Hitler di non ritirarsi vengono letti da Gorlitz come un insieme di concause generate da una progressiva perdita per Paulus di precise figure di riferimento dalle quali attendersi indicazioni su come muoversi. A titolo esemplificativo sui giorni decisivi per cercare di rompere l’accerchiamento di Stalingrado, Gorlitz nota che anche lo stesso Manstein mancò di offrire un quadro preciso a Paulus quando con l’operazione “Tempesta invernale” le forze corazzate tedesche cercarono di rompere l’accerchiamento, generandone così l’indecisione decisiva che manco di spezzare l’assedio.
La seconda parte del testo è dedicata alla documentazione di Paulus, secondo una riorganizzazione offerta da Gorlitz, presentata volta per volta con brevi introduzioni. Sono pagine sulle quali è possibile rileggere tutta l’opera di Paulus anche come intendente all’OKH. Particolarmente degne di attenzione sono le riflessioni sull’operazione “Leone Marino”, ossia il piano per l’invasione dell’Inghilterra nel 1940, e sulle ragioni che portarono prima al rinvio e poi alla cancellazione dell’operazione. Ugualmente interessanti sono le note circa le manovre su quadri della Wehrmacht nel dicembre 1940 che simularono lo svolgimento dell’operazione Barbarossa. Appare da queste note come l’OKH avesse valutato attentamente lo svolgimento della campagna, il problema delle linee di rifornimento e la progressione dell’avanzata in un territorio così sconfinato. Emerge semmai il particolare di un certo ottimismo nel valutare la consistenza delle forze sovietiche e la loro tenuta, oltre alla capacità produttiva dei loro stabilimenti. Particolari decisivi, che poi causarono l’arresto dell’avanzata tedesca alle porte di Mosca nel dicembre 1941.
Dalla documentazione di Paulus emerge così una testimonianza corale sul fronte orientale fino alla resa della Sesta Armata nel gennaio 1942, peraltro corredata da una precisa raccolta di cartine geografiche. La documentazione raccoglie importanti stralci dei superiori di Paulus quali i feldmarescialli von Reichenau e von Bock, oltre alle comunicazioni tra il capo del governo rumeno Antonescu e Hitler.
L’attenzione si sposta poi progressivamente dal quadro generale dell’OKH al singolo campo di battaglia di Stalingrado - per la quale si rimanda come confronto al testo di Vasilij Ivanovič ČujkovLa battaglia di Stalingrado -. La battaglia viene anzitutto inquadrata in un orizzonte più aperto nel quale si notano maggiormente tutte le fragilità dell’offensiva estiva tedesca del 1942 sul fronte orientale, piano “Blu”, che condussero alla fatale sconfitta della Sesta Armata di Paulus.
Al termine della lettura ci si può chiedere se sia possibile riabilitare almeno in parte l’operato di Paulus riguardo la battaglia di Stalingrado. Appare scontato che con il senno del poi alla Sesta Armata tedesca doveva essere ordinato lo sganciamento da Stalingrado, concedendo ai sovietici una vittoria politica ma salvando una considerevole aliquota di forze. Tale decisione, tuttavia, poteva essere presa dietro un ordine preciso di Hitler, che non lo fece, oppure dietro una disobbedienza del comandante della Sesta Armata. Nel corso del conflitto diversi generali ebbero a disobbedire a diretti ordini del Fuhrer salvo poi esserne assecondati: si pensi ai feldmarescialli Model o Rommel. Ma si tratta di figure in grado talvolta di comprendere velocemente la situazione generale o per lo meno di un alto grado di intraprendenza personale. Qualità che in Paulus, persona metodica e precisa, vennero a mancare.
Di certo però allo stesso Paulus occorre imputare il fatto di aver concentrato troppo le sue forze su Stalingrado con poca attenzione ai suoi fianchi, gettandosi fin troppo fiduciosamente nella battaglia urbana. Il risultato fu quello di creare i presupposti per una moderna e gigantesca riedizione della Battaglia di Canne che praticamente orientò il conflitto verso la sconfitta tedesca.

Emanuele Cattarossi

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