Storie - Porta Pia o Rocca Cannuccia? Pensieri sul 20 settembre 1870

Una scena di Arrivano i Bersaglieri (1980)

Don Prospero
: Secondo te abbiamo sparso del sangue? Mortacci tuoi... lo sai le perdite che ha subito l'esercito pontificio? Ufficiali: 1, truppa: 5. Neanche all'assedio di Roccacannuccia... e le vostre?

Gustavo Martini: Le nostre? Ufficiali: 3, truppa: 29.

Don Prospero: Totale delle perdite?

Gustavo Martini: Totale delle perdite: 38 morti.

Don Prospero: Ah, e questo me lo chiami "spargere sangue"? In Francia 38 soldati saltano con una sola cannonata. Quello sì che è un paese serio!

(Arrivano i bersaglieri, 1980)

 “Neanche all’assedio di Roccacannuccia” esclama Don Prospero – interpretato da Ugo Tognazzi nel film Arrivano i Bersaglieri (1980) – commentando con il tenente dei Bersaglieri Gustavo Martini i fatti del 20 settembre 1870 conosciuti come “Presa di Roma” e “Breccia di Porta Pia”.

Non che Don Prospero avesse torto in merito. Come fatto d’armi, la Breccia di Porta Pia è ben poca cosa. E appunto per questo Piero Pieri (1893-1979) nel suo Storia Militare del Risorgimento (Einaudi 1962) ferma la lunghissima narrazione dei fatti d’arme del Risorgimento – che prende avvio già da Napoleone e dai primi dell’Ottocento – narrando la campagna dell’Agro Pontino culminata nella battaglia di Mentana (1867) per poi passare alle conclusioni del suo testo. Più recentemente Marco Scardigli nel suo Le grandi Battaglie del Risorgimento (Rizzoli 2010) dedica una laconica pagina sul fatto, mentre Andrea Frediani nel suo 101 battaglie che hanno fatto l'Italia unita. Rivolte popolari, azioni eroiche e scontri sanguinosi per realizzare un sogno (Newton Compton 2011) aggiunge appena qualche dettaglio. Alfio Caruso descrive qualcosa di più in Con l'Italia mai! La storia mai raccontata dei Mille del papa (Longanesi 2015) ma siamo a livello di retroscena. Similmente Stefano Tomassini nel suo La Guerra di Roma. Storia di inganni, scandali e battaglie dal 1862 al 1870 (il Saggiatore 2018) che però ha il merito di offrire un volume che inquadra con completezza tutta la spinosa “Questione Romana”. Invero, come fatto d’arme la Breccia di Porta Pia si risolse con qualche ora di cannonate.

La Breccia nelle mura di Roma nei pressi di Porta Pia (1870)

Il 20 settembre 1870 completa e chiude certamente un percorso d’unificazione territoriale. Va sottolineato il “completa e chiude” perché l’unificazione era già sancita amministrativamente dal 1861 con la proclamazione del Regno d’Italia. Le annessioni di Veneto e Friuli nel 1866, del Lazio e di Roma nel 1870, completano il territorio, mentre per Trento e Trieste si dovrà attendere il 1918. Tutto questo sottacendo la campagna contro il Brigantaggio nel meridione che in realtà nasceva come l’ultima estrema resistenza dello scomparso Regno delle Due Sicilie.

Nell’inserto di Repubblica, Robinson (n. 197, 12 settembre 2020) all’interno di una serie di articoli per commemorare il 150° dell’evento si trova pure un curioso tentativo di ucronia da parte di Maurizio Maggiani all’interno del quale si immagina cosa sarebbe successo se, per l’appunto, non ci fosse stata la Breccia di Porta Pia. Articolo interessante nel tentativo di immaginare “cosa sarebbe stato se” ma pure troppo ottimista.

Troppo ottimista circa il fatto col tempo si sarebbe attenuata la volontà di far di Roma la capitale d’Italia. In qualche misura Roma aveva sempre colpito l’attenzione: dalla marcia della Vanguardia del 1831, alla proclamazione della Repubblica Roma e alla sua difesa nel 1849 contro quattro corpi di spedizione – Francia, Austria, Spagna e Regno delle Due Sicilie – fin dove possibile; dalle speranze suscitate nel 1860 con la Spedizione dei Mille e poi con l’azione diplomatica costante tra stato italiano e stato pontificio.

Emblematica fu la cosiddetta campagna dell’Agro Pontino nel 1867 culminata nello scontro di Mentana. Pagina di storia degna di maggiore attenzione, anche perché lo stesso Napoleone III – lungamente indicato come difensore del papa – mantenne a lungo una finestra temporale di non-intervento prima di decidersi a imbarcare un corpo di spedizione verso Roma. Tutto al fine di lasciare che in qualche maniera si ripetesse lo stesso canovaccio del 1860 con le truppe italiane “costrette ad intervenire” per fermare le Camicie Rosse di Garibaldi, salvo poi annettere i territori conquistati da questi ultimi. Difficilmente Roma e il Papa, non si potevano ritenere al sicuro dal Regno d’Italia. E se non fosse stato il 20 settembre 1870, ci sarebbe stata un'altra data per ricordare la Presa di Roma. E tecnicamente non ne valeva la pena.

Difficile da immaginare anche la possibilità che Bismarck proponesse tramite l’Austria la trasformazione dello Stato Pontificio in una “Svizzera cattolica e mediterranea, neutrale e franca”. Piuttosto dura da immaginare o da proporre al Congresso di Berlino del 1876. Tanto più in una ricerca di equilibrio europeo. Semmai è da ricordare il disastroso stato finanziario per il quale il Plebiscito costituì una sorta di benedizione, ben riassunto da un articolo di Francesco Margiotta Broglio dal titolo Pio IXrestò escluso dall’euro dell’800. Ma Porta Pia evitò la Bancarotta  apparso sul Corriere della Sera del 26 agosto 2019. Roma all’Italia appariva pertanto ineluttabile. A meno di pesanti sconvolgimenti a livello europeo il destino dello Stato Pontificio era segnato.

"Carica dei Bersaglieri a Porta Pia", Michele Cammarano, 1871, olio su tela,
conservato al Museo di Capodimonte, Napoli.

Tuttavia la Breccia di Porta Pia fu davvero ben cosa per un traguardo così importante: Roma era Italiana ma grazie a qualche ora di cannonate. Ben poca cosa davvero. E in effetti la narrazione successiva – anche a livello artistico – ha enfatizzato quasi oltre misura il momento nell’immagine dell’ingresso dei Bersaglieri a passo di corsa nell’Urbe onde mostrare in quel gesto una conclusione più vigorosa e consegnare all’esercito italiano uno dei pochissimi chiari successi ottenuti sul campo nella stagione risorgimentale.  Un po’ come l’esagerato monumento della Battaglia di Castelfidardo (1860), dedicato al generale Cialdini e alle sue truppe vittoriose guardo caso ancora sull’esercito dello Stato Pontificio.

Ecco allora che il giudizio di Don Prospero rimane: la Breccia di Porta Pia come l’assedio di Roccacannuccia. Ammesso di sapere dove si trovi.

Emanuele Cattarossi


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